venerdì 25 aprile 2008

Veneto, abrogate la legge regionale

Il 19 gennaio 2006 il Consigliere regionale Federico Caner ha presentato il progetto di legge regionale n. 115 “abrogazione della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 54 (interventi a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti)”.
Il progetto di legge regionale n. 222 “regolamentazione e disciplina degli interventi sulla presenza delle popolazioni nomadi nel territorio veneto” è stato presentato il 22 febbraio 2007 dal Consigliere regionale Raffaele Zanon.
Le due proposte di legge, presentate da forze politiche di maggioranza, si differenziano perché la prima propone esclusivamente l’abrogazione della legge attualmente in vigore, mentre la seconda, in discussione in questi giorni, si propone di regolamentare e disciplinare gli interventi per i Sinti e i Rom.
La scorsa estate alcune associazioni, presenti in Veneto, hanno presentato due documenti con osservazioni e proposte. L’associazione Sucar Drom non è intervenuta direttamente anche se operiamo da diversi anni in Veneto e in particolare nelle province di Verona, Venezia, Vicenza, Treviso e Padova anche in collaborazioni con le associazioni locali.
Questa settimana, dopo che il Consigliere Zanon ha riproposto con forza e determinazione il progetto di legge regionale n. 222, non possiamo esimerci dall’intervenire direttamente perché questa proposta di legge è assimilabile, per le norme contenute, alle leggi razziali.
In pratica si vogliono imporre regole discriminanti e si codificano una serie di obblighi e di doveri per le famiglie già segregate nei cosiddetti “campi sosta attrezzati” che non sarebbero mai imposti ad altri Cittadini.
La lista delle discriminazioni è lunga ma segnaliamo che con questa legge (articolo 2, comma 6) i Sinti e i Rom perdono il diritto alle prestazioni pubbliche, compreso il servizi sanitario nazionale, se non adempiono esattamente agli obblighi di legge. Proviamo a simulare un caso: se io Cittadino italiano, appartenente alle minoranze Sinte o Rom, infrango il Codice della Strada, ad esempio parcheggio la mia auto in divieto di sosta, oltre alla sanzione uguale a quella comminata a tutti i Cittadini Italiani, avrò come pena accessoria la perdita del diritto di usufruire delle prestazioni del medico di famiglia.
Le nostre osservazioni potrebbero continuare ma sarebbe un esercizio inutile perché il vero problema è un altro, ovvero: le leggi regionali sono state strumenti utili a Sinti e a Rom? No, perché proprio queste leggi hanno istituito i “campi nomadi”.
Il Veneto è stata la prima Regione italiana ad approvare una legge regionale a “favore” delle popolazioni sinte e rom (modificata nel 1989). Era il 1984 e da quel momento i “campi nomadi”, prima soluzioni temporanee, si sono trasformate in soluzioni definitive ed uniche alternative abitative per i Sinti e i Rom italiani che venivano cacciati da un territorio all’altro.
Sucar Drom, insieme ad altre organizzazioni non governative, ha presentato all’inizio di questo anno un rapporto al Comitato Onu per l’eliminazioni delle discriminazioni, descrivendo la realtà dei “campi nomadi” italiani. Il Comitato ha raccomandato all’Italia di eliminare i “campi nomadi”.
I “campi nomadi” ricordano sempre più da vicino i campi di concentramento: moltissime persone sono costrette a vivere gomito a gomito in spazi ridottissimi; le condizioni igieniche sono spesso pessime e la rumorosità generale, di solito piuttosto forte, disturba anziani, neonati, ammalati. Inoltre, sono situati in prossimità di discariche, cimiteri, depuratori, impianti industriali… in aree dove mai si penserebbe di costruire delle case. In molti casi sono situati su terreni inquinati.
A tutto questo si aggiunge lo stato di precarietà in cui vive chi abita un "campo nomadi": aree sgombrate e rase al suolo nello spazio di una notte, senza alcun preavviso. Inoltre, cosa ancora più grave dei problemi pratici quotidiani, i “campi” si dimostrano veri e propri ghetti, tenuti volutamente lontani dagli occhi e dalla considerazione della società maggioritaria, generati da una politica di esclusione.
I “campi nomadi” non rappresentano una buona soluzione nemmeno per le amministrazioni comunali che devono sostenere costi di gestione e manutenzione molto alti; questo e tutti gli altri problemi legati alle aree-ghetto dei "campi nomadi" non esisterebbero se esse venissero sostituite da soluzioni abitative più ragionevoli e dignitose, che rispettino il diritto universale all'esistenza e a spazi personali vissuti in dialogo con le altre culture del territorio.
Per queste ragioni non crediamo utile per i Sinti e i Rom la proposta di legge regionale n. 222 e crediamo inutile la stessa legge regionale n. 54/1989, attualmente in vigore. Ironia della sorte vuole che la proposta di legge per abrogare la legge regionale n. 54/1989 l’abbia presentata la Lega Nord.
Sucar Drom chiede che sia riconosciuto ai Sinti e ai Rom italiani lo status di minoranze storiche linguistiche, attraverso una modifica della Legge n. 482/1999 “norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. Questa legge riconosce tutte le minoranze storiche linguistiche presenti in Italia ad esclusione dei Sinti e dei Rom.
Il riconoscimento non può passare attraverso una legge regionale ma deve essere sancito da una legge dello Stato Italiano, così come è già avvenuto per tutte le altre minoranze presenti. Le esperienze europee ed in particolare le esperienze italiane di tutela delle minoranze (ad esempio le minoranze tedesche) portano ad affermare che sia necessario un corpus legislativo ad hoc. Infatti, il corpus legislativo italiano è costruito per garantire i diritti ad una maggioranza; perché una minoranza possa godere di tale corpus legislativo, e di conseguenza di pari diritti, sono necessarie delle disposizioni legislative ad hoc.
È quindi necessario iniziare a riconoscere a Sinti e a Rom lo status di minoranze attraverso una modifica della Legge n. 482/99, eliminando il dato territoriale per le minoranze sinte e rom che sono distribuite uniformemente su tutto il territorio nazionale. Come per altro è stato sottolineato anche dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Allargo Gil-Robles, nella sua visita in Italia nel giugno 2005, sostenendo nelle sue tesi proprio la necessità di superare la trappola territoritorialista. Inoltre, sia l’Onu che l’ECRI hanno parimenti raccomandato alle Autorità Italiane di estendere a Rom e Sinti la legislazione in vigore, relativa al riconoscimento delle minoranze linguistiche storiche. Le leggi regionali sono e rimarranno degli errori che devono essere cancellati per non perpetuare politiche di segregazione e ghettizzazione delle minoranze sinte e rom.

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